La scia di una barca, i cerchi concentrici sulla superficie, increspature spruzzate di bianco nei giorni di vento: texture che rimangono in testa, da rielaborare e disegnare. E i colori: tutte le varietà di azzurri, blu e grigi dell’acqua; il verde dei gelsi, degli ulivi, delle spalliere di alloro e, più in alto, dei castagni; il giallo delle iris e le tonalità sbiadite dei canneti che ondeggiano, dei giunchi in autunno e il ruggine delle tife. E le screziature degli uccelli, svassi, cigni e folaghe. E di quelli migratori che qui non abitano, ma sostano.
Nella memoria risuonano le descrizioni letterarie, evocano nomi a tutti noti, da Manzoni a Fogazzaro. E anche di quei nordici, che qui hanno trovato il primo angolo di Mediterraneo. E lo sguardo di Segantini e quello romantico di Friedrich e Caroline Lose, lui disegnatore e lei colorista e incisore, che nell’800 scelsero i laghi come meta dei loro viaggi pittorici dove raccontano l’idillio della Brianza.